Politica in Calabria: due pesi, cento misure?

consiglioregionaleaula600di Mario Meliadò - ...Ma per quale benedetto motivo, in Calabria e in molti altri territori (specialmente a Sud: questo va detto), si ha spesso la spiacevole sensazione che si facciano non "due pesi e due misure", ma – diciamo – due pesi e cento misure diverse?

Pensiamo solo al tema politico di queste ore sul fronte delle istituzioni calabresi, e che naturalmente diventa "il" tema politico anche per i prossimi 15 giorni: le Primarie "istituzionali" che si terranno, o meglio potrebbero tenersi, il prossimo 20 ottobre.

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Innanzitutto, a maggior ragione alla luce del recente defrost che ha interessato l'ex Governatore Agazio Loiero, andrebbe chiarito da parte di qualcuno all'interno della coalizione se il Pd ha cambiato pelle rispetto al Pd di dieci anni fa, se ci troviamo davanti a un centrosinistra "Ogm", geneticamente modificato insomma, oppure sempre allo stesso centrosinistra che esultò per il varo delle Primarie istituzionali con la legge 25 del 17 agosto 2009. Difficile che oggi si valuti una boiata quella che una coalizione animata da molti degli stessi protagonisti di oggi – magari, con ruoli differenti – ritenne una "genialata". Soprattutto, pare molto arduo ipotizzare che si continui a disapplicare le Primarie istituzionali, a due lustri di distanza dalla normazione, senza che qualcuno ne assuma la responsabilità politica. E pare molto difficile anche trovare barlumi di coerenza nella coriacea volontà d'applicare quest'istituto (evidenziando, sotto il profilo istituzionale, che ci si troverebbe davanti a un «atto dovuto» e che non convocare le Primarie istituzionali «avrebbe potuto configurare un'evidente omissione attuativa», nientemeno) da parte di chi, Mario Oliverio, cinque anni fa invece "fece il diavolo a quattro" per non procedere, riuscendo persino ad avere ragione del fondatore del Movimento per i Diritti civili Franco Corbelli, che peraltro all'epoca rinunciò a candidarsi e stavolta invece sostiene a spada tratta la riproposizione di Oliverio giusto attraverso lo strumento che proprio l'ex deputato "congelò" in occasione delle Regionali precedenti.

Il tutto, mentre in Aula neppure la coalizione che ha condiviso cinque anni di governo dell'Ente col presidente Mario Oliverio s'è mostrata minimamente intenzionata a votare la variazione di bilancio indispensabile per lo svolgimento delle Regionali, ma anche delle Primarie "istituzionali" (appunto), con l'aberrazione di sentire persino un ex presidente di Consiglio regionale dire che lo svolgimento di Primarie normate dall'Ente non dovrebbe essere finanziato dai calabresi (e, posto che non possono certo essere soggetti privati come partiti o movimenti a pagare Primarie regolamentate e convocate direttamente dalla Regione, forse si preferirebbe le pagassero i valdostani o i cittadini del Molise... chissà).

A proposito: silenzio, sul tema, da parte della Lega (ma non era il partito che tramite il suo leader nazionale Matteo Salvini rivendicava fino a pochi giorni fa il valore di «votare sempre»?) e persino di quella frangia importante di Forza Italia, riconducibile al Governatore ligure Giovanni Toti e dunque ai suoi luogotenenti calabresi ma non soltanto, che talmente fondamentale ha ritenuto il tema delle Primarie come strumento di selezione della classe dirigente da spaccare il partito, vista la perdurante ostilità di sempre sull'argomento (chissà perché...) da parte del fondatore ed ex premier Silvio Berlusconi.

Entro 15 giorni dalla pubblicazione sul Burc del decreto firmato ieri dal governatore Oliverio, chi vorrà aderire a quest'istituto che vedrebbe la sua celebrazione per la prima volta nella storia della Regione Calabria (e non solo) dovrà depositare le liste, orizzonte 20 ottobre prossimo. L'attesa, in definitiva, non sarà lunghissima.

Ma le Primarie "istituzionali", in termini di doppiopesismo, rappresentano giusto uno dei mille spunti.

Che dire del "vorrei ma non posso" del Partito democratico rispetto alla gestione di Oliverio? Intanto, sconfessando in modo "mirato" (in una postazione sì, in altre no) la regoletta statutaria, prim'ancòra che d'etichetta politica e di buonsenso (difatti applicata ai tempi di Loiero, anche se con gli esiti elettorali che tutti ricordiamo), che vuole che il centrosinistra quando ha un uscente lo ricandidi tout court, senza nemmeno bisogno di Primarie, salvo le richieda il diretto interessato. E poi, non sognandosi neppure di definire, chessò?, «fallimentare» l'operato del Governatore uscente, circostanza che ovviamente certificherebbe una gestione fallimentare pure del Pd e di tutto il centrosinistra, ma addirittura lodandolo tramite il commissario regionale Stefano Graziano, poi lesto però a bocciare l'«ostinazione» di Oliverio nel volersi riproporre contro il volere del suo stesso partito, in quanto «in caso di svolgimento costeranno oltre un milione di euro». Un'ulteriore contraddizione in termini, questa, perché vede un partito iper-tradizionale come il Pd "rincorrere" temi storicamente cari al neoalleato di Governo a Roma, il Movimento Cinquestelle.

...Che, tanto per parlare di contraddizioni, sul tema delle Primarie resta rigorosamente "a bocca cucita", ma sul fronte politico attraverso il presidente dell'Antimafia Nicola Morra (saltata la casella-Miur, ora "papabile" alla candidatura a Governatore) fa sapere che a Roma «se giochiamo d'attacco, potremmo governare anche con il diavolo», ma curiosamente a Catanzaro no (si vede che i demoni catanzaresi sono più potenti... che dire), perché «da certe situazioni è meglio star lontani». Oltretutto, contraddizione nella contraddizione, come se non fossero gli stessi elettori calabresi a designare i loro rappresentanti sia alla Regione sia in Parlamento, come se non fosse lo stesso bacino di "riservisti" a produrre consiglieri regionali e assessori regionali (non diciamo "tecnici" perché gli assessori-presunti-tecnici anche pochi mesi fa ce li siamo ritrovati in Parlamento un po' come, con le dovute differenze, quando Mario Monti mandato a Bruxelles quale commissario Ue in quanto "supertecnico" ex Rettore della "Bocconi" di Milano poi ce lo si è ritrovato a Palazzo Chigi).

Ultima questione, anche se ce ne sarebbero tante altre, lo ribadiamo.

A noi non è affatto piaciuto vedere l'ex assessore provinciale e sindaco di Oppido Mamertina Mimmo Giannetta tuonare a Palazzo Campanella contro l'ex collega di Forza Italia Sandro Nicolò, arrestato nell'operazione "Libro nero" quando ormai da un po' era transitato in Fratelli d'Italia, per i presunti danni personali che gli sarebbero derivati dal non essere stato consigliere regionale per anni a causa di presunti legàmi criminosi. E la prima contraddizione sta proprio nella circostanza che questi legàmi, fino a quando non interverrà una condanna in terzo grado di giudizio, sono e rimarranno «presunti»; e un qualsiasi rappresentante delle Istituzioni non può non saperlo. Sorvoleremo sulle questioni d'etichetta nell'attaccare in questo modo, in Aula, un esponente istituzionale che per vent'anni aveva incarnato l'anima di Forza Italia nel Reggino e su scala regionale, da consigliere comunale e da assessore provinciale non meno che da consigliere e poi capogruppo forzista a Palazzo Campanella.

Però, cosa c'è di sbagliato da parte di Giannetta nell'invocare la costituzione di parte civile non sua personale (che, ripetiamo, troviamo una grossolana caduta di stile) ma della Regione? Non è questo l'Ente che già ai tempi di Agazio Loiero aveva fatto sapere che si sarebbe costituito in tutti i processi per mafia (presa di posizione poi ribadita da Peppe Scopelliti e, con decisione ancor maggiore ed estendendola anche alle inchieste su altri gravi reati, da Mario Oliverio)? Diciamo però che, anche qui, qualche contraddizione in termini c'è. E riguarda una volta ancòra i dèm, che rispetto alla medesima operazione contro la cosca Libri e al coinvolgimento dell'ex capogruppo Seby Romeo (ora sostituito da un agguerritissimo Peppe Giordano), forse per la prossimità del ricorso alle urne..., la fermezza di quella presa di posizione l'hanno clamorosamente messa nel dimenticatoio.