Una storia di umano coraggio e di aberrante ingiustizia

nasrindi Saveria Cusumano* - Nasrin Sotoudeh è un avvocato, un'attivista da moltissimi anni in prima fila, in Iran, nella difesa dei diritti umani e delle donne.
Vincitrice del premio Sakharow 2012 per la libertà di pensiero, detenuta nel carcere di Evin dal 13 giugno 2018, è stata condannata in contumacia, a 33 anni di carcere e 148 frustate in relazione a numerosi capi di accusa, tra i quali "propaganda contro lo Stato" e "istigazione alla corruzione e prostituzione", oltre che per aver assunto la difesa di alcune donne che protestavano contro l'obbligo del hijab.
A distanza di un anno dall'arresto, nonostante gli appelli e le petizioni per la sua liberazione, provenienti da moltissime parti del mondo, Nasrin è ancora detenuta.
Si tratta di un'ennesima storia di barbarie che offende la coscienza dell'umanità, di un ennesimo attacco ai più elementari principi della democrazia e dello stato di diritto, di un ennesimo crimine di un Governo che mette a tacere i difensori dei diritti umani privandoli della libertà personale.

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La storia di Nasrin, dimostra, ancora una volta, che vi è un enorme divario tra quanto viene enunciato solennemente nei principi e la realtà; è un altro esempio tangibile del fatto che i diritti fondamentali – sebbene oggetto non di concessione da parte degli Stati, bensì di mero "riconoscimento" (in quanto diritti connaturati come tali in ciascun essere umano) – vengono spesso violati proprio da chi dovrebbe garantirne il rispetto e la più larga realizzazione possibile.
A distanza di qualche mese dalla sentenza che ha condannato in via definitiva Nasrin Sotoudeh, è auspicabile che il CNF - che nel marzo dello scorso anno ha sottoscritto con Amnesty International, un protocollo di intesa volto a «sviluppare una costante collaborazione al fine di concordare iniziative comuni per individuare ed eliminare gli abusi sui diritti umani» - si faccia promotore di una iniziativa che solleciti le autorità iraniane a restituire la libertà a Nasrin Sotoudeh, consentendole di continuare a battersi per la difesa dei diritti umani e delle donne.

*Avvocato e collaboratrice del Centro di Ricerca MICHR